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Mixtape Studio Fyah Vol. 1
La copertina di Studio Fyah Mixtape vol. 1 nasce nella primavera 2019, dopo aver conosciuto giovani rapper/trapper della zona di Novara.
Ragazzi con la passione per il freestyle (tecnica del parlato legata all’amibiente hip-hop che consiste nell'improvvisare rime, assonanze, figure retoriche e giochi di parole), una generazione legata alle sonorità digitali derivanti dal fenomeno della musica trap, in diffusione sempre più nel mondo.Un esempio di queste sonorità le possiamo ritrovare nel suono tipico della batteria, la classica drum machine Roland TR-808, con la particolarità nella sua cassa profonda e spesso sincopata, abbinata a hi-hats in doppio o triplo tempo. Nella velocità del beat, che si colloca tra i 100 e i 180 bpm, con una parte melodica realizzata con sintetizzatori e VST, con melodie minimali, ripetitive, aggressive o ipnotiche.
Le mie prime sensazioni a riguardo di questo progetto furono di spaesamento, per via appunto di tematiche così lontane dalla mia “filosofia” di vita, ma al contempo incuriosito dallo "spingere" delle nuove leve verso questa forma d’espressione, e tutto ciò mi portò in brevissimo tempo a sposare l'iniziativa per la creazione del mixtape.
La classica drum machine Roland TR-808.
Il perché lo focalizai nell'opportunità di ritrovarmi all'interno di un mondo giovane e in piena sperimentazione, dal mettersi in gioco in un qualcosa che non era stato ancora del tutto decifrato.
Osservai con attenzione punti di vista nuovi, tramite racconti con un lessico molto diretto e rude, al pari di una vera e propria "scazzottata verbale", con poco romanticismo e molto individualismo.
Il collegamento al Decadentismo fu la prima associazione che la mia mente fece ascoltando le bozze dei testi che i ragazzi mi portavano.
Apriamo una breve parentesi sulla storia di tale movimento artistico-culturale nato in Francia tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento. Il termine includeva due significati:
- NEGATIVO, usato dalla critica in senso dispregiativo, riferito alla nuova generazione dei poeti maledetti, che davano scandalo incitando al rifiuto della morale borghese, ponendosi al di fuori della norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di vita.
- POSITIVO, rivendicato in seguito dai poeti stessi, inteso come un nuovo modo di pensare, come diversità ed estraneità rispetto alla società borghese.
Stèphane Mallarme
1842 - 1898
Arthur Rimbaud
1854 - 1891
Tristan Corbiere
1845 - 1875
Nel 1884 il poeta Paul Verlaine aveva pubblicato Poètes Mauditis, opera dedicata ai suoi tre amici, Tristan Corbiére, Stéphane Mallarmè, ed Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di “poeti maledetti”:
Questa qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica.
Copertina - Poeti Maledetti.
Il tema della “decadenza sociale” e della crisi di valori con forti risvolti esistenziali, ripreso da un gruppo di scrittori, i quali fondarono nel 1886 la rivista Le Dècadent, si lega in una sorta di parallelismo con la civiltà odierna. Dove il lessico “negativo” delle liriche trap denuncia una mancanza di valori veri ed essenziali nel costruire una comunità dai "principi forti" in grado di ispirare l'emulazione nella gioventù, al contrario, i testi della musica trap sono narcisisti e proiettati verso un nemico immaginario che vorrebbe “detronizzarli” dal piedistallo che si sono eretti da soli.
La figura dell’artista maledetto ricorrente nel periodo decadentista, si avvicina alla visione che un’artista trapper ha di sé oggi, una dimensione mitica.
I decandentisti sottolineavano il fatto che l’artista avesse il “potere” di scegliere la via dell’autonnientamento per discostarsi dai valori di una società che non lo comprendeva, compiacendosi di una vita misera caratterizzata dal vizio della carne, dalle sregolatezze dominate da impulsi distruttivi che contemplavano l’attrazione per la morte e dall’abuso di alcool e droghe.
Questa linea d’espressione è riconducibile alle tematiche trap, dove appaiono come un caleidoscopio i riferimenti alla droga, alla vita di periferia, al denaro, al sesso, alla vacuità dell’esistenza. Articolati come flussi di coscienza, difficilmente ordinato secondo schemi precisi (che non siano strofa e ritornello), riflettono il miscuglio interiore di chi scrive, confuso e privo di punti di riferimento. Gli schemi metrici caratteristici del rap sono abbandonati, lasciando spazio alla ricerca di nuove sonorità e di nuovi flow (modo di intonare il parlato seguendo la base), spesso meno ritmici e più musicali.
Barrio's Live (ex Barrio's Cafè) è una birreria con cucina e musica dal vivo.
Dopo varie ricerche web, il collettivo Studio Fyah
mi diede l'occasione di partecipare a un live di
freestyle, in quel di Milano (quartiere Barona)
tenutosi al Barrio's Live, verso i primi mesi caldi
del 2019.
In quel luogo ebbi la sensazione di
"fratellanza artistica", assistevo a veri
propri match di pugilato verbale sul
palco, ma quando finivano i secondi a
disposizione di due partecipanti, strette
di mano e abbracci concludevano
questi ardui incontri.
Con una giuria che valutava flow, ritmica
e presenza scenica per la scelta di chi
dovesse superare il turno.
Via via così fino alla finale.
Locandina Evento Freestyle.
Creazione copertina
Dopo un’iniziale bozza, creata a grandi linee sui concetti ribaditi fin qui, la mia concentrazione si è spostata nel collocare i punti cardini in elementi figurativi.Tali punti sono il riassunto di quello che chiamerò l’essenza della nozione “decadentista-trap”.
Partendo da un’ambientazione cupa, volta a identificare il momento come transizione,”speziando” il contesto con nubi pesanti e minacciose, che descrivono il passaggio apocalittico come inevitabile. Una mutazione che deve passare per forza da un cambiamento radicale, da una violenta perturbazione non tanto atmosferica, ma piuttosto di dettami nuovi concepiti per ergersi a nuova classe etica-sociale. Il luogo rappresentato (Novara) è legato alle radici del collettivo, un voler sbandierare e ribadire a occhi estranei da dove sia nata l’opera, ma allo stesso tempo è una metafora del cambiamento. Le fiamme rappresentano il redimersi del “luogo” da ciò che ormai è il passato, da punti di vista sorpassati, il tutto con un pizzico d’azzardo, ritraendo un fulmine che distrugge la cupola (simbolo della città) .Come ha insegnato la storia, quando cadono le dittature, le ideologie più pressanti, i loro simboli sono i primi a essere estirpati. Qui non è il caso di far cadere una dittatura, sia chiaro, ma il parallelo filosofico si avvicina.Il paradosso è dietro l’angolo, l’intenzione è quella di estremizzare il cambiamento in atto a tal punto che, come in un cartone animato dove tutti aspettano l’arrivo dell’eroe di turno a salvare il mondo, qui il suddetto eroe ha le somiglianze di un mostro.
La rappresentazione del mostro-eroe è difatti un’immagine allegorica, il salvatore discerne la sua figura da quella tradizionalista al quale si è più legati per via di stereotipi vecchi e antiquati. Dove l’eroe al 90/95% è colui che possiede un bell’aspetto rassicurate, convenzionato dai modi delicati e riguardosi nel porsi verso il prossimo. Il cambiamento è nascosto appunto nella lettura figurata che assume quest’ultimo, il prode è volutamente dipinto come uno scheletro, con elementi moderni quali la conciatura dei capelli (dread dal colore fucsia) e il giubbotto in stile concerto da “localino” del sabato sera, tornato dall’oltretomba per portare equilibrio e giustizia tramite la sua mazza chiodata.
Il logotipo è stato studiato e realizzato da un giovane writer emergente, Franz per gli amici, dedito a disegnare tags e graffiti sui muri novaresi oltre che sul classico foglio di carta. Il suo stile di linee semplice rende la scrittura chiara e diretta per essere volutamente d’impatto.
Nel concludere la descrizione del progetto, vi lascio con una frase del buon Charles Baudelaire:
“Ciò che vi è di inebriante nel cattivo gusto, è il piacere aristocratico di dispiacere.”