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Timothy Theodore Duncan

Illustrazione Tributo 

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Timothy Theodore "Tim" Duncan  nasce a Christiansted, una città situata sull'isola di Saint Croix nell'arcipelago delle Isole Vergini americane, il 25 aprile 1976 è un ex cestista e per breve tempo, un allenatore di pallacanestro statunitense.

 

Considerato da molti la migliore ala grande di tutti i tempi nonché uno dei migliori giocatori della storia, ha militato per tutta la sua carriera in NBA nei San Antonio Spurs. Nella sua famiglia lo sport era di tradizione. Non stiamo parlando del basket ma bensì del nuoto: Tim,  nato nelle Isole Vergini, un arcipelago di 68 isole, e sua madre, Ione, era una nuotatrice professionista che si qualifico' nei 100 e 200 metri per le olimpiadi del 1988. Come ogni genitore fa con i propri figli anche mamma Ione instradò i suoi quattro ragazzi, Tim è il terzo in ordine di età, verso lo sport e in questo caso verso il nuoto.

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Famosa è la frase di sua madre che poi diventò il suo mantra di vita:

 

"Buono, migliore, il migliore. Non permettere mai che si posa finché il tuo buono non diventa migliore e il tuo migliore diventa il migliore."

Ione Duncan, la madre di Tim.

Dopo aver passato anni ed anni ad allenarsi arrivarono i primi riconoscimenti: il giovane Duncan venne inserito nei migliori sedici nuotatori di tutta l'America ma la sua specialità erano i 400 metri dove deteneva il miglior record di tutte le Isole Vergini. Proprio quando sembrava che il futuro di Tim fosse il nuoto accaddero due episodi destinati a cambiare completamente la sua vita.

 Il primo fu la morte della madre, per tumore al seno, quando non aveva ancora 14 anni ed il secondo fu l'uragano Hugo che passò per le Isole Vergini e distrusse completamente la piscina dove Duncan si allenava. La sua vita fu sconvolta: passò da ore di allenamento in piscina con la madre a ore di allenamento in mare con le pinne degli squali all’orizzonte.

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L'uragano Hugo.

Tim Duncan insieme alla sorella Tracy durante una premiazione.

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Una fra le poche cose che "Hugo" lasciò intatte fu un vecchio canestro montato da Duncan Sr. ad un albero e fino ad allora usato pochissimo. Segno del destino? Forse... fatto sta che Tim iniziò a trascorrere le sue giornate sempre più' vicino al canestro e sempre meno in mare con gli squali. Un giorno arrivarono in visita la sorella e suo marito. 

 

Quest'ultimo, Ricky Lowery, era stato playmaker al College ed insegnò qualche movimento a Duncan.

Con il passare del tempo arrivò anche l'età' di andare alla High School e Tim optò per la George Dunstan's Episcopal School. Anche nelle isole Vergini esiste un campionato fra le varie scuole e nell'anno precedente la George Dunstan aveva chiuso con un record completamente negativo: 0 vinte e 12 perse. Duncan fu subito membro titolare della squadra e condusse i suoi compagni ad un risultato di 12 vinte e 0 perse.

William Duncan, il padre di Tim.

 Nell'estate crebbe fino a 2 metri e 5 centimetri e bissò nuovamente il grande successo dell'anno precedente. Il suo nome iniziò a girare anche in America, venne invitato a partecipare ad un camp nell'Ohio con altri liceali d'America. Solamente che la buona parte di questi avevano passato tutta la loro, breve, vita quasi esclusivamente sul campetto o in palestra e Tim, il quale si era avvicinato al mondo della pallacanestro da solo un paio d'anni, risultò molto "indietro" e nessuno fu interessato a lui. Duncan non si demoralizzò e tornò a casa sua dove continuò ad allenarsi e a crescere fisicamente. 

 

Un paio d'anni più tardi sbarcò nelle Isole Vergine un gruppo di giocatori NBA con lo scopo di fare promozione alla Lega distribuendo magliette, capellini, materiale informativo e organizzando delle partitelle fra i ragazzini locali e le stelle dell'NBA.

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Tim Duncan al playground di St.Croix.

 

 

Fra i personaggi più importanti c'erano Chirs King e Alonzo Mourning. King rimase completamente di sasso quando vide un certo Tim Duncan, cresciuto sia nel fisico che nella tecnica, tenere testa a nient'altro che Zo Mourning.

 

Chiamò immediatamente il suo amico Odom, coach dell'Universita' di Wake Forest, e lo fece correre nelle Isole Vergini per vedere con i suoi occhi quel giocatore pieno di talento grezzo e senza nessuna borsa di studio.

 

 

 

 

 

Odom ebbe la stessa sensazione di King e decise di dare una borsa di studio a Duncan il quale, secondo i progetti iniziali, avrebbe dovuto passare l'anno da Freshman prevalentemente in palestra ad apprendere i fondamentali e ad irrobustirsi. Mentre dal secondo anno in poi sarebbe stato membro titolare della squadra. Ancora una volta gli eventi cambiarono il corso dei progetti: infatti due giocatori di Wake s'infortunarono e Tim dovette partire titolare già dal suo primo anno.

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Christopher Kings

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Alonzo Mourning

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Nel 1993-94 disputò 33 partite, 30.2 minuti ad incontro, e chiuse con: 9.8 punti e 9.6 rimbalzi.

Niente male per essere al suo primo anno contro gente molto più forte rispetto al campionato delle Isole Vergini.

Nella sua seconda stagione si riconfermò il giocatore pieno di talento visto nel 1993-94 e le sue cifre salirono a quota 16.8 punti e 12.5 rimbalzi.

Queste cifre sono state più alte di quelle di Joe Smith ovvero la prima chiamata al Draft del 1995.

I Golden State Warriors cercarono di prenderlo, ma gli  chiesero di passare nel mondo dei professionisti ma lui rispose che voleva ancora tempo per migliorare i fondamentali e la tecnica.

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Cosi' nel 1995-96 portò il titolo ACC a Wake Forest per la prima volta in 33 anni.

 

Chiuse con 19.1 punti, 12.3 rimbalzi e 2.9 assist.

I Warriors avevano un'altra chiamata alta a questo Draft e provarono nuovamente a parlare con Tim assicurandogli un posto e quindi un futuro, ma niente da fare.

 

Duncan voleva laurearsi, l'aveva promesso alla madre, e in ogni caso si divertiva al College.

Nel suo anno da Senior viaggiò a 20.8 punti, 14.7 rimbalzi e 3.2 assist.

Tornò a vincere il trofeo ACC e riscrisse tutti i record dell'Ateneo.

 

 

Mentre Duncan dava spettacolo con la sua squadra, 1996-97, i San Antonio Spurs stavano vivendo la loro crisi più "nera" degli ultimi 15 anni: Robinson infortunato alla schiena e Elliot per problemi ai reni dovevano saltare tutta la stagione. Senza due pilastri come loro la squadra navigò nei bassifondi della classifica per tutto l'anno e chiuse con un record vinte-perse fra i peggiori della NBA. Questo li proiettò automaticamente in alto al Draft NBA. La posta in gioco era Tim Duncan, ma c'erano anche i Boston Celtics con ottime possibilità di essere estratta per prima (anzi erano più le possibilità per Boston che per San Antonio) ma la fortuna baciò i texani.

Tim Duncan ai tempi della Wake Forest.

Prima scelta assoluta per i San Antonio Spurs al Draft NBA 1996.

Nonostante i 21.1 punti, 11.9 rimbalzi, 2.7 assist e il trofeo di Rookie dell'anno per Tim, il 1997-98, fu una stagione passata a seguire ed apprendere i consigli di David Robinson che iniziò a trasmettergli tutto il suo sapere in fatto cestistico.

 

L'anno seguente,  la regular session del 1999 iniziò con il lock-out ma i frutti della collaborazione fra i due furono sotto gli occhi di tutti: non tanto per le cifre simili a quelle dell'anno precedente (21.7 punti, 11.4 rimbalzi e 2.4 assist) ma bensì perché gli Spurs dominarono tutta la stagione ed imposero il loro gioco anche nei Play-Offs dove vinsero il titolo NBA. Tim fu MVP della finale.

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Primo titolo per Tim Duncan e San Antonio nella storia della NBA.

Nel 2000 fu CO-MVP del All Star Game con Shaquille O'Neal ma fu costretto a saltare le ultime 4 partite più tutte quelle dei Play-Offs a causa di alcuni problemi al menisco.

 

Fortunatamente in estate si riprese e l'anno seguente, 2000-01, potè viaggiare ad una media di 22.2 punti, 12.2 rimbalzi e 3 assist.

San Antonio chiuse con il miglior record della Western Conference, ma nelle Finali di Conference dovette scontrarsi con "l'invincibile armata" dei Lakers, quell'anno spianarono tutto l'ovest con Sweep o Cappotti, ed arrivo' un secco 4-0.

Sconfitta pesante da incassare per tutto il team e iniziò anche la ricostruzione.

 

Nel 2001-02 Tim chiuse con 25.5 punti, 12.7 rimbalzi e 3.7 assist. Fu eletto MVP della Stagione Regolare (prima volta in carriera) e questo diede vita a molte polemiche in quanto erano in molti a considerare Jason Kidd l'MVP dell'anno (trasformò i Nets da squadra di basso livello a quello che sono ora).

Nei Play-Offs queste polemiche si incendiarono ancora di più quando i Lakers eliminarono nelle Semifinali della Wester Conference gli Spurs con un secco 4-1.

 

 

Duncan e San Antonio si riscattarono nel 2002-03 con un secondo titolo NBA, quando con due strisce da oltre 10 vittorie consecutive gli fecero chiudere in testa alla Western Conference.

Duncan fu nuovamente MVP: 23.3 punti, 12.9 rimbalzi e 3.9 assist. E questa volta nei Playoffs dopo aver eliminato i Phoenix Suns arrivo' la vendetta sui Lakers che furono eliminati per 4-2. Poi fu la volta dei Dallas Mavericks ed in finale s'imposero nuovamente per 4-2 contro i New Jersey Nets. Duncan fu nominato per la seconda volta MVP della Finale.

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Secondo titolo NBA e seconda volta MVP delle NBA Finals, qui insieme a Robinson e Parker.

Il 2003/04 fu la stagione con più infortuni per Duncan che, per dei problemi ad un piede, disputò' un totale di 69 partite ma ciò nonostante gli Spurs venivano sempre considerati come una fra le squadre più quotate per vincere l'anello di campioni NBA 2004.

Nei Playoffs, dopo aver eliminato con un secco 4-0 i Memphis Grizzlies al primo turno, i texani dominarono gara 1 e 2 della serie contro i Lakers ma nelle restanti quattro partite Parker ed anche Duncan andarono in "black out" e, dopo la vittoria per un punto di gara 5 di L.A., gli Spurs non riuscirono più a reagire finendo eliminati nelle semifinali della Western Conference.

 

Nel 2004/05, come già capitato nella precedente stagione, Duncan fu costretto a saltare parecchie partite per dei problemi legati alla caviglia (in totale giocò 66 partite) ma San Antonio disputò comunque un ottimo campionato.

Nei Playoffs, nonostante non fosse ancora in forma al 100%, Tim scese in campo già al primo round contro i Denver Nuggets. Le cifre migliori, dopo primo e secondo turno, furono quelle collezionate contro i Phoenix Suns (nelle finali della Western Conference): in cinque partite (Spurs vittoriosi per 4-1) terminò con 27.4 punti, 13.6 rimbalzi e 3.2 rimbalzi.

Nella serie di Finali NBA, contro i Detroit Pistons, le sue cifre registrarono un calo (20.6 punti) ma questa fu anche la conseguenza di giocare sette partite contro "l'asfissiante" difesa dei Detroit Pistons.

Tributo a Tim Duncan, gara 7 delle NBA Finals contro Detroit Pistons.

Duncan per la terza volta in sette anni portò al titolo gli Spurs e ricevette il titolo di MVP delle Finali.

Questo lo proiettò con i più grandi di sempre: con lui, ad avere vinto tre trofei di MVP delle Finali, ci sono solo Magic Johnson, Michael Jordan e Shaquille O'Neal.

 

Nel 2005/06 Duncan, dopo due annate da meno di 70 partite giocate, riuscì a scendere in campo in 80 occasioni ma, purtroppo per i tifosi degli Spurs, mai come in questa stagione la fascite plantare lo limitò nei movimenti (soprattutto nelle partite back to back ovvero, giocare per una sequenza consecutiva di giorni). Per la prima volta in carriera, infatti, Duncan non venne inserito nel primo quintetto ideale bensì nel secondo.

Durante la Regolar Season si parlò anche di un possibile declino del Caraibico, il quale però, nei Playoffs si confermò il solito “leone”, aumentando il proprio rendimento (passando da una media di 18.6 punti, 11 rimbalzi e 3.2 assist a rispettivamente 25.8 punti, 10.5 rimbalzi, 3.3 assist). Dopo una prima serie di medio livello, contro i Sacramento Kings, i Texani affrontarono i propri "rivali" di Dallas. Arrivò l’eliminazione per mano di quest’ultimi per 4-3 ma le cause non erano da ricercare in Duncan che, nelle sette partite di semifinale, diede tutto se stesso come confermarono i numeri, con 32.3 punti, 11.7 rimbalzi, 3.3 assist e 1.92 stoppate.

 

l caraibico, dopo l’estate 2006 di assoluto riposo, non perse tempo utilizzando le prime settimane di campionato per fare capire a tutti di essere tornato quello di sempre ovvero un giocatore da 20+10 (per la precisione: 20 punti, 10.6 rimbalzi, 3.4 assist). La convocazione al All Star Game (ormai si fa fatica a tener conto di tutte le partecipazioni alla partita delle stelle disputate da Duncan) sancì ufficialmente il suo ritorno nell’elite della NBA mettendo a tacere le voci di un suo possibile declino, ma ad elevarlo ancora di più fu la vincita del quarto titolo NBA.

La qualificazione degli Spurs ai Playoffs non fece scalpore, anzi ormai tale evento era visto come di “routine”, i Texani dopo aver eliminato i Denver Nuggets (di Iverson e Melo), continuarono la loro corsa contro i Phoenix Suns, gli Utah Jazz e poi, con un netto 4-0, anche contro i Cleveland Cavaliers nelle Finali NBA. La serie più impegnativa di quell’anno (finita 4-2) fu certamente quella contro Phoenix dove Duncan non a caso elevò il suo rendimento a 26.8 punti, 13.7 rimbalzi, 4.2 stoppate e 1.2 assist. Nelle NBA Finals nessun giocatore di Cleveland (nemmeno il grande Lebron James)riuscì a tenerlo in uno contro uno, quindi i raddoppi su di lui erano sistematici, nonostante ciò partita dopo partita continuò a dare il suo solido contributo (terminò i Playoffs con 22.2 punti, 11.5 rimbalzi, 3.3 assist). Il trofeo di MVP delle finali venne assegnato a Tony Parker

Migliori giocate difensive di Tim Duncan in gara 4 delle Finali NBA 2007.

Nella stagione 2008-09, gli Spurs vinsero la Southwest Division con un record di 52-28. Duncan fu il 24º miglior marcatore della lega (19,1 punti), il 4º miglior rimbalzista (10,7 a partita) e l'11º miglior stoppatore (1,68). Nonostante una tendinite al ginocchio a febbraio, giocò quasi 20 punti a partita nei playoffs, ma gli Spurs furono eliminati al primo turno dai Dallas Mavericks in 5 partite.

 

Nella stagione 2009-2010, Duncan raggiunse il traguardo di 1.000 partite con gli Spurs e segnò il suo 20.000º punto contro gli Houston Rockets. Gli Spurs furono eliminati al secondo turno dai Phoenix Suns nonostante le prestazioni di Duncan.

 

Nella stagione successiva, gli Spurs terminarono primi nella Western Conference, ma Duncan raggiunse il suo minimo in punti e rimbalzi. Gli Spurs furono sorprendentemente eliminati al primo turno dai Memphis Grizzlies.

 

Nella stagione 2011-2012, Duncan giocò meno minuti a causa dell'età, ma raggiunse importanti traguardi di punti segnati in carriera. Gli Spurs raggiunsero le finali di Conference ma furono eliminati dai Oklahoma City Thunder.

 

Durante queste stagioni, Duncan si distinse come uno dei migliori giocatori degli Spurs e stabilì alcuni record individuali, come diventare il miglior stoppatore nella storia dei playoffs.

 

La stagione 2012-2013 segnò un ritorno al livello di eccellenza per Tim Duncan, uno dei pilastri dei San Antonio Spurs. La squadra raggiunse le 50 vittorie stagionali, un traguardo che i Spurs avevano raggiunto per il quattordicesimo anno consecutivo, dimostrando la costante competitività del team. 

Duncan fu una parte fondamentale di questo successo, mettendo in mostra abilità sia offensive che difensive.

A febbraio, Duncan prese parte all'All-Star Game, un riconoscimento dei suoi meriti e della sua reputazione come uno dei migliori giocatori della lega. La sua presenza in questa prestigiosa partita dimostrò ancora una volta il suo valore e il rispetto che aveva guadagnato nel corso della sua carriera.

 

A fine stagione, Duncan venne inserito nell'All-NBA Team, una selezione dei migliori giocatori della lega per quella stagione. 

Questo riconoscimento sottolineò la sua costanza nel fornire prestazioni di alto livello e la sua influenza sulla squadra.

 

Le Finals di quell'anno furono particolarmente intense e coinvolgenti. 

Gli Spurs arrivarono in vantaggio 3-2 nella serie contro i Miami Heat, ma nella decisiva gara 6 accadde qualcosa di sorprendente. Con Miami sotto di 3 punti e pochi secondi rimanenti, Ray Allen segnò un incredibile tiro da tre punti allo scadere, pareggiando il punteggio e portando la partita al supplementare. Gli Spurs, purtroppo, persero quella gara e poi vennero sconfitti anche nella gara 7, perdendo così la possibilità di vincere il titolo.

 

Nel corso di quelle finali, Duncan si distinse ancora una volta per le sue prestazioni, registrando 24 punti e 12 rimbalzi nella gara 7. Tuttavia, a un minuto dalla fine, non riuscì a segnare due tap-in che avrebbero potuto pareggiare il punteggio, essendo ben marcato da Shane Battier.

Nonostante la delusione della sconfitta, la stagione 2012-2013 rappresentò comunque un momento significativo per Duncan e gli Spurs, evidenziando la loro forza come squadra e il talento di Duncan come leader.

Tributo al gioco degli Spurs che li portò a vincere il quinto anello nel 2014.

Nel 2014, gli Spurs dominarono la Regular Season con un record impressionante di 62 vittorie e soli 20 sconfitte. Nei playoffs, eliminarono i Dallas Mavericks, i Portland Trail Blazers e gli Oklahoma City Thunder, avanzando così in finale contro i Miami Heat guidati da LeBron James. La serie finale si concluse con un netto 4-1 a favore dei San Antonio Spurs, e Duncan fu proclamato campione NBA per la quinta volta nella sua carriera.

 

Durante le finali, Duncan mantenne una media di doppia doppia, registrando 15,4 punti e 10 rimbalzi a partita. La sua presenza e le sue prestazioni costanti furono fondamentali per la vittoria della squadra.

 

Inoltre, durante le finali, Duncan raggiunse due importanti traguardi. Diventò il recordman per il numero di minuti giocati nei playoffs, superando il leggendario Kareem Abdul-Jabbar. Inoltre, stabilì il record per il numero di doppie-doppie nella storia dei playoffs, superando Magic Johnson.

 

Quel momento rappresentò anche un traguardo storico per il trio dei San Antonio Spurs composto da Duncan, Manu Ginóbili e Tony Parker. 

Il trio divenne il più vincente nella storia dei playoffs NBA, consolidando la loro reputazione come uno dei migliori trii nella storia del basket.

La vittoria delle Finals in soli 5 incontri portò a un altro riconoscimento per Duncan.

Diventò l'unico giocatore, insieme a John Salley, a vincere il titolo NBA in tre decenni diversi

Questo testimoniava la sua straordinaria longevità e la sua capacità di adattarsi e continuare a competere al massimo livello per così tanto tempo.

 

La vittoria del titolo nel 2014 segnò un altro capitolo di successo nella carriera di Duncan e consolidò ulteriormente il suo status di uno dei più grandi giocatori della storia della NBA. La sua leadership, la sua versatilità e la sua costanza nel fornire prestazioni di alto livello furono elementi chiave nel trionfo degli Spurs.

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Tim Duncan per la quinta volta campione NBA.

Il 23 Giugno 2014, Duncan esercitò la sua opzione del giocatore per la stagione 2014-2015. Durante quella stagione, il 14 Novembre, superò la soglia dei 25.000 punti segnati nella storia della NBA

Inoltre, il 2 Dicembre diventò il secondo giocatore più anziano a registrare una tripla doppia nella storia della lega.

Nel corso della stagione 2014-2015, Duncan continuò a scalare diverse classifiche all-time. Superò Alex English nella classifica marcatori, Patrick Ewing nella classifica delle stoppate e Nate Thurmond nella classifica dei rimbalzi

Tuttavia, il 4 Marzo 2015, registrò una partita insolita, senza segnare alcun canestro dal campo, ma contribuendo con 6 rimbalzi nella vittoria degli Spurs.

Il 3 Novembre 2015, Duncan ottenne la sua vittoria numero 954 con i San Antonio Spurs, superando il record di John Stockton come il giocatore con più vittorie nella storia di una singola squadra.

 

Nel Gennaio 2016, Duncan registrò una partita senza segnare alcun punto per la prima volta nella sua carriera. Ma il 5 Aprile 2016, raggiunse un importante traguardo con la sua vittoria numero 1.000 con la maglia degli Spurs, diventando il terzo giocatore nella storia a raggiungere tale cifra con una sola squadra.

 

Nonostante avesse firmato un'estensione di contratto nel Giugno 2016, il 11 luglio annunciò il suo ritiro dopo 19 stagioni trascorse con i San Antonio Spurs

Gli ultimi momenti della sua carriera.

Il 18 Dicembre 2016, i San Antonio Spurs decisero di ritirare il numero 21 in onore di Tim Duncan. Questa è una grande onorificenza riservata solo ai giocatori più leggendari che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della franchigia.

 

Il ritiro del numero di Duncan è un tributo al suo straordinario contributo alla squadra e alla città di San Antonio. Durante i suoi 19 anni di carriera con gli Spurs, Duncan ha rappresentato l'incarnazione della dedizione, dell'impegno e dell'umiltà sul campo e fuori.

 

Il suo impatto sulla franchigia è stato eccezionale, guidando gli Spurs a cinque titoli NBA (1999, 2003, 2005, 2007, 2014) e stabilendo un legame profondo con i tifosi di San Antonio. Duncan è stato il volto della costante competitività degli Spurs, con una mentalità vincente e una leadership silenziosa ma potente.

Il ritiro del suo numero 21 è un modo per celebrare e riconoscere le sue numerose imprese e il suo status come uno dei più grandi giocatori nella storia del basket. Il suo numero sarà appeso nelle travi dell'AT&T Center di San Antonio, insieme ad altri numeri ritirati degli Spurs, come quelli di David Robinson (50) e George Gervin (44).

 

Questa cerimonia di ritiro del numero è un segno tangibile dell'impatto di Duncan sulla franchigia e la sua eredità di grandeza. Il suo numero 21 rimarrà un simbolo di eccellenza e ispirazione per gli Spurs e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di vederlo giocare.

Cerimonia Ritiro numero 21 di Tim Duncan all'AT&T Center di San Antonio TX.

Poco più tardi venne istituito il "Duncan Day",  un evento speciale che si tiene il 21 Luglio a San Antonio, Texas, per onorare la carriera e le imprese di Tim Duncan con i San Antonio Spurs. 

Questa giornata è dedicata a celebrare il contributo di Duncan alla squadra e alla comunità di San Antonio.

Durante il Duncan Day, vengono organizzate diverse attività e celebrazioni per coinvolgere i tifosi degli Spurs e per riconoscere l'impatto duraturo di Duncan sulla città. Gli eventi possono includere incontri con i fan, sessioni di autografi, discorsi commemorativi e altre attività legate al basket.

 

Questo giorno speciale è un modo per esprimere gratitudine e apprezzamento per l'eredità di Duncan e per il suo ruolo nella storia degli Spurs. È anche un'opportunità per i fan di ricordare i momenti indimenticabili che Duncan ha regalato loro durante la sua carriera.

San Antonio, essendo una città profondamente legata alla sua squadra di basket, accoglie con entusiasmo il Duncan Day e rende omaggio a uno dei suoi più grandi eroi sportivi. La presenza di Duncan e il suo coinvolgimento personale rendono l'evento ancora più speciale e significativo per i tifosi e per la comunità.

 

Il Duncan Day è diventato una tradizione annuale che permette a San Antonio di celebrare e ringraziare un giocatore che ha portato tanti successi e gioie alla città. È un giorno di festa e di gratitudine verso un'icona degli Spurs e una leggenda del basket come Tim Duncan.

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L'ingresso di Tim Duncan nella Hall of Fame del basket nel 2020 ha rappresentato un momento di grande emozione per i fan di tutto il mondo. La sua inclusione nella prestigiosa Hall of Fame è un tributo al suo straordinario impatto nel gioco, alla sua etica del lavoro, alla modestia e all'umiltà che ha dimostrato lungo tutta la sua carriera.

 

Duncan è unanimemente considerato uno dei migliori giocatori di potenza nella storia della NBA. La sua abilità nel dominare la zona sotto canestro, la precisione nei tiri e la capacità difensiva lo hanno reso una forza straordinaria in campo. La sua costanza nel raggiungere risultati eccezionali è stata una delle chiavi del successo degli Spurs, con cui ha vinto cinque titoli NBA.

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Oltre ai suoi successi e alle sue abilità individuali, Duncan è stato un vero leader e un esempio di professionalità. La sua modestia, la sua dedizione al lavoro di squadra e la sua mentalità vincente hanno ispirato i suoi compagni di squadra e hanno contribuito a creare una cultura di successo all'interno degli Spurs. La sua influenza si è estesa ben oltre i numeri e il campo da gioco, influenzando generazioni di giocatori a lavorare sodo e a perseguire l'eccellenza.

 

L'ingresso di Tim Duncan nella Hall of Fame è stato il giusto riconoscimento per una carriera straordinaria e per il suo impatto duraturo nel gioco del basket. 

Tim Duncan Hall of Famer 2020.

Discorso di Tim Duncan alla cerimonia Hall of Fame 2020.

Fonte Articolo:

Wikipedia

https://it.wikipedia.org/wiki/Tim_Duncan

Eurosport.it

https://www.eurosport.it/basket/nba/2015-2016/19-anni-di-tim-duncan-tutta-la-storia-di-un-mito-nba_sto5684383/story.shtml

Joeiverson.it

http://www.joeiverson.com/BioM-Z/mvp.htm

 

© Tutti i diritti d'autore delle immagini appartengono ai San Antonio Spurs e Tim Duncan.